C’è chi si vende o è venduto per quei famosi 30 denari. In realtà oggi si parla del valore di un account, nello specifico di un account Instagram venduto a Facebook per 30 dollari.
Già, perché con la vendita di Instagram sono stati venduti a Facebook anche gli account degli igramers, alcuni dei quali valutati 30 dollari.
Tale valutazione ha contribuito, a mio avviso, a dare maggior consapevolezza alle persone sulla propria identità online e su quanto valga la loro presenza e contributo, che sia un singolo post, un tweet, un follow, un’immagine postata o un semplice status di Facebook rappresentano un potenziale valore per le aziende che si muovono in rete.
Praticamente tutte.
Qualche giorno addietro leggo su queste pagine:
Instagram ha venduto il mio account a Facebook, ieri, per 30 dollari.
Mica male, tutto sommato, tenendo conto che uso Instagram da meno di una settimana (cioè da quando – guarda caso – hanno rilasciato la versione per Android).
Probabilmente le mie foto su Flickr vendute a Yahoo a un certo punto valevano molto di più e hanno avuto una quotazione molto più bassa.Sono preoccupata per l’acquisizione? No.
Scandalizzata? No.
Farò ostruzionismo? No.
Sono onorata? Un pochetto sì.
Sono d’accordo sull’affermazione di Auro, cioè che qualcuno investa soldi:
su quello che faccio io proattivamente, sulle mie passioni, sulla mia socialità, sulle mie capacità, è tutto sommato imprevisto: lo fanno (spesso) i datori di lavori, ma molto più raramente semplici sconosciuti (che possono permetterselo, beati loro).
Nell’ infografica qui di seguito, una panoramica di confronto dei potenziali valori di ciascun nostro account su Facebook e Twitter:
Del resto, questo meccanismo è già collaudato in altri canali social, come ad esempio Youtube, dove gli account degli youtuber più influenti ottengono partnership e, in qualche modo, riescono a ricavare qualcosa dalla loro attività online.
La svolta è prossima.